Dagoreport – le decisioni all’unanimitÀ in europa sono finite: ieri al consiglio europeo…

DAGOREPORT

ursula von der leyen volodymyr zelensky

Come ripete da tempo Romano Prodi, l’Unione europea, per affrontare le sfide globali, ha bisogno di superare il voto all’unaninimità. Ieri il Consiglio europeo ha mosso un primo passo in questa direzione “aggirando” il veto del premier ungherese, Viktor Orban.

Lo stratagemma utilizzato è stato approvare un “allegato” alle conclusioni sulla difesa. Budapest, infatti, non si è opposta al maxi-progetto di finanziamento della Difesa “RearmEurope”, ma soltanto al piano in cinque punti per la pace in Ucraina.

L’escamotage serve all’Ue a mostrare che gli europei sono al fianco di Kiev, e propongono una soluzione alternativa alla tregua che stanno apparecchiando Trump e Putin.

VOLODYMYR ZELENSKY – GIORGIA MELONI – CONSIGLIO EUROPEO – FOTO LAPRESSE

La mossa è stata voluta da Ursula von der Leyen, ormai in modalità Kaiser di Bruxelles che, forte del sostegno di tutti i principali Paesi europei, e persino del Regno Unito, procede a passo d’oca verso il riarmo dell’Ue.

Giorgia Meloni davanti a cotanta unanimità sostanziale, non poteva sfilarsi e, da brava camaleonte, è riuscita a rigirare la frittata davanti a chi, come Salvini, ha mostrato scetticismo per le decisioni assunte a Bruxelles.

La Ducetta ha avuto gioco facile nel ribadire: ma non era forse il desiderio di Trump quello di spingere i Paesi europei ad aumentare le spese per la Difesa? I miliardi sbloccati dal Consiglio europeo rientreranno nel computo delle spese Nato: perché lamentarsi?

Anche la polemica gialloverde sui “soldi degli asili” che finiscono in armamenti è stata agilmente schivata dalla Thatcher from Garbatella, che al vertice di ieri ha fatto “verbalizzare” la contrarietà dell’Italia all’utilizzo dei fondi di coesione.

L’UE RINNOVA IL SOSTEGNO ALL’UCRAINA. IMPEGNO A 26, SENZA L’UNGHERIA MESSA ALL’ANGOLO

Estratto dell’articolo di Emanuele Bonini per https://www.eunews.it/

CONSIGLIO EUROPEO – GIORGIA MELONI GUARDA VOLODYMYR ZELENSKY – FOTO LAPRESSE

I timori di un possibile accordo mancato svaniscono presto, poco dopo le 20, quando i capi di Stato e di governo dell’Ue riuniti a Bruxelles per il vertice straordinario dedicato a difesa e Ucraina approvano il testo sugli aiuti a Kiev, isolando e mettendo all’angolo l’Ungheria di Viktor Orban lasciata sola a recitare la parte dell’alleato di ferro di Mosca.

Certo, non è stato possibile approvare un testo di conclusioni tutti insieme, ma il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, riesce comunque a risolvere il problema facendo approvare un allegato alla conclusioni sulla difesa. Un escamotage per andare avanti, e mostrare che gli europei, a differenza degli americani, sono davvero amici fedeli, credibili e affidabili.

GIORGIA MELONI E VIKTOR ORBAN AL CONSIGLIO EUROPEO

[…] L’unità a 27 è un principio che viene di fatto superato, i leader scelgono un approccio tutto nuovo […]. Alla fine la dichiarazione sull’Ucraina allegata alle conclusioni mantengono proclami, impegni e posizioni espressi fin qui: rispetto dell’integrità territoriale del Paese secondo i confini “internazionalmente riconosciuti”, e quindi comprendenti anche della Crimea annessa nel 2014.

Una condizione che difficilmente potrà essere accettata dalla Russia in chiave negoziale. I Ventisei poi insistono sulla necessità di “raggiungere la pace attraverso la forza”, che obiettivo che implica “solide capacità militari e di difesa come componente essenziale”.

GIORGIA MELONI AL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI BUDAPEST – FOTO LAPRESSE.

Ed è in tale ottica che i leader europei si impegnano a continuare a fornire ogni tipo di sostegno (politico, finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico).

Sul fronte finanziario a Kiev vengono assicurati 30,6 miliardi di euro per il 2025, con la richiesta esplicita alla Commissione a incrementare le risorse dello Strumento europeo per la pace (European Peace Facility).

Oltre a ciò i capi di Stato e di governi dell’Ue si rendono disponibili a “intensificare urgentemente” gli sforzi per rispondere alle urgenti esigenze militari e di difesa dell’Ucraina […]

Per il futuro, poi, si resta disponibili a lavorare per quelle ‘garanzie di sicurezza’ da ottenere soprattutto in un’ottica post-negoziale e di pace. Qui, recitano le conclusioni, “l‘Unione e gli Stati membri sono pronti a contribuire ulteriormente sulla base delle rispettive competenze e capacità”. Le misure non vengono esplicitate perché vanno stabilite e definite, i leader rimandano alle prossime riunione del Consiglio europeo, a iniziare da quella di fine mese (20 e 21 marzo).

TRUMP SPINGE L’UE A EMANCIPARSI, MA IL RISVEGLIO RISCHIA DI ESSERE SOLO UN SUSSULTO

Estratto da “il Mattinale europeo”, la newsletter di David Carretta e Christian Spillmann – 

https://davidcarretta.substack.com/p/trump-spinge-lue-a-emanciparsi-ma

DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGO

[…] Il Consiglio europeo straordinario convocato ieri a Bruxelles aveva due temi collegati: il sostegno all’Ucraina e la difesa europea. “Stiamo vivendo un momento di accelerazione, sovranità e unità, lo spero, per l’Unione Europea”, ci ha confidato un diplomatico.

L’Unione Europea si è data i mezzi per riarmarsi. Il piano di finanziamento presentato dalla presidente della Commissione si chiama “RearmEurope”. Deve permettere agli Stati membri di aumentare le loro spese per la difesa, cosa che pochi di loro hanno fatto realmente, e dà priorità alla preferenza comunitaria per sviluppare l’industria europea.

La gamma delle opzioni di finanziamento non è chiusa. Come per il piano di rilancio dell’economia dopo il Covid, un nuovo prestito comune potrà essere preso in considerazione, ma in ultima istanza.

Giorgia Meloni – comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio europeo

Il testo delle conclusioni sulla difesa europea è stato approvato dai 27 leader, a differenza di quello sull’Ucraina, sul quale il premier ungherese e pro russo, Viktor Orban, ha messo il veto.

[…]  In realtà, una cosa è volere, un’altra è potere. La Spagna, ultima della classe europea per le spese di difesa, potrà passare dall’1,5 al 3 per cento del suo Pil con un partito della coalizione di Pedro Sanchez ostile a queste misure? La domanda si pone anche per l’Italia, che dovrà accettare uno sforzo enorme per arrivare al 3 per cento del Pil? Italia e Spagna non sono piccole economie. Se questi due paesi frenano il movimento, rischiano di spezzare lo slancio.

[…] Per la prima volta dall’inizio della guerra di aggressione della Russia, il Consiglio europeo non è stato in grado di adottare conclusioni sull’Ucraina. Viktor Orban è andato fino in fondo nella sua minaccia di veto, opponendosi alla bozza che era stata preparata dal presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa.

viktor orban vladimir putin

“L’Ungheria è isolata ed è sola”, ha detto Costa. “Noi siamo uniti E non sarà certo l’Ungheria a dividerci”. Secondo Costa, “un paese isolato non crea divisione”. L’Ue andrà avanti a 26: sono i leader che hanno sottoscritto una dichiarazione allegata alle conclusioni sulla difesa adottate ieri.

Il testo fissa i principi degli europei per eventuali negoziati di pace: nessun negoziato sull’Ucraina senza l’Ucraina; nessun negoziato sulla sicurezza europea senza l’Europa; una tregua solo come parte di un processo che porti a un ampio accordo di pace; garanzie di sicurezza robuste e credibili; il rispetto dell’indipendenza, sovranità e integrità territoriale.

L’Ue sostiene il principio della “pace attraverso la forza” e intende continuare a fornire sostegno politico, finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico all’Ucraina, mantenendo la pressione sulla Russia con ulteriori sanzioni.

TUTTI CON ZELENSKY

Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “La Stampa”

GIORGIA MELONI AL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI BUDAPEST – FOTO LAPRESSE

[…] La proposta di Ursula von der Leyen di aumentare la spesa per la difesa dei Ventisette di almeno 800 miliardi è stata approvata all’unanimità. La gran parte di questi fondi (almeno 650) saranno garantiti da una deroga di almeno quattro anni al nuovo patto di Stabilità pari all’1,5 per cento della ricchezza prodotta.

Ad esso si aggiunge un secondo strumento: un nuovo prestito fino a 150 miliardi garantito da obbligazioni emesse dall’Unione. Di fatto – seppur con modalità diverse – un Recovery Fund ad hoc per la difesa.

È possibile che di qui al prossimo vertice del 20 e 21 marzo – quello che concretamente adotterà le decisioni – il margine fiscale aumenti ancora. «Per una certa quota di spesa l’esenzione dai criteri del Patto potrebbe durare dieci anni», dice l’ormai ex premier tedesco Olaf Scholz.

volodymyr zelensky donald trump

[…] Secondo quanto riferiscono alcune fonti, l’inaspettato sostegno tedesco a favore di uno strumento di debito comune avrebbe aperto la strada a contributi a fondo perduto come si fece per affrontare l’emergenza Covid: se ne saprà di più nei prossimi giorni. L’altro tassello del vertice esistenziale per l’Unione riguardava l’Ucraina e il sì a nuovi aiuti a Kiev per circa trenta miliardi.

Qui i Ventisette hanno dovuto fare i conti con le resistenze di due Paesi, gli unici apertamente filorussi dell’Unione: la Slovacchia e l’Ungheria. Quelle della piccola repubblica ex sovietica sono state vinte con un prosaico scambio diplomatico: Bratislava ha ottenuto l’impegno per iscritto a «intensificare gli sforzi» con Kiev per riprendere il flusso sospeso di gas russo attraverso i tubi ucraini, dunque la possibilità di riprendere ad acquistare il metano di Mosca a basso costo.

giorgia meloni al consiglio europeo informale di budapest 7

Chi si è mostrato irremovibile è Viktor Orban. Difficile immaginare che potesse accadere il contrario: le conclusioni confermano che «non ci possono essere negoziati sull’Ucraina senza l’Ucraina», che «non sono possibili negoziati che riguardano la sicurezza europea senza l’Europa» e che l’eventuale accordo di pace con Mosca «deve rispettare l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale» di Kiev. […]

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