L’america torna al protezionismo e punta a finanziare con i dazi il taglio delle tasse

“L’AMERICA TORNA AL PROTEZIONISMO E PUNTA A FINANZIARE CON I DAZI IL TAGLIO DELLE TASSE. MA E’ PIU’ CHIUSA E PIU’ SOLA” – L’AMBASCIATORE STEFANO STEFANINI: “LA GIORNATA DELLA LIBERAZIONE LIBERA ANCHE NOI DAL DEBITO ACCUMULATO DI SOLIDARIETÀ VERSO AMERICHE CHE NON ESISTONO PIÙ. CON QUEST’AMERICA QUALSIASI RAPPORTO, ANCHE L’ALLEANZA CHE VOGLIAMO MANTENERE, SI FONDA SUL DO UT DES – L’UE E LE CAPITALI EUROPEE, COMPRESA ROMA, DEVONO DARSI IL TEMPO DI METABOLIZZARE I DAZI ANNUNCIATI IERI E POI…”

Stefano Stefanini per “la Stampa” – Estratti

DONALD TRUMP LANCIA UN CAPPELLINO AL PUBBLICO DELLA CASA BIANCA DURANTE IL LIBERATION DAY

Per l’America il passato diventa il futuro.

Gli Stati Uniti risposano il protezionismo commerciale con dazi variabili per Paese ma permanenti. Donald Trump vuole un ritorno all’America pre-1930. Quando, a suo dire, bastavano i dazi a finanziare l’erario senza imposta sul reddito. La barriera tariffaria erga omnes, livello minimo 10%, ha funzione di gettito fiscale sostitutivo di tasse, di rimpatrio industriale e di attrazione di investimenti dall’estero.

Il riequilibrio del deficit commerciale diventa quasi secondario e/o automatico. Pertanto, i dazi annunciati ieri non sono passeggeri ma duraturi. Ci saranno eccezioni e negoziati specifici ma, nelle intenzioni di Trump, diventano una delle fondamenta dell’economia americana.

Da oggi. Fondamenta con le quali finanziare un altro taglio delle tasse.

URSULA VON DER LEYEN

Punto più punto meno, i dazi erano previsti. La reciprocità – scopriremo dal rapporto dell’Ustr il metodo con cui è stata calcolata – è stato applicata con un generoso sconto del 50%: ad ogni Paese tocca un dazio pari alla metà di quello che quel Paese applica alle importazioni Usa, secondo il rapporto. Beninteso si aggiunge a tutti i dazi esistenti. Prevista pure la batosta sui partner degli Stati Uniti, 20% all’Unione europea, noi compresi. Altrettanto prevedibile che abbia una risposta.

La bordata tariffaria globale a destinazione universale ma a tassi differenziati, non ha sorpreso nessuno. Unica sorpresa forse la penombra in cui è stato tenuto Elon Musk, a differenza di quanto avvenne in Campidoglio appena un mese fa.

DONALD TRUMP CON IL LIBRONE DEI DAZI

Forse a conferma delle voci di amichevole separazione in vista.

Donald Trump ha detto che America vuole: forte, chiusa, ricca e sola. Contro tutti se necessario. Benevola (forse) verso chi si sottomette. Senza vincoli internazionali. Agli antipodi dell’America di Harry Truman o di George W. Bush. A tal fine andava «liberata» dalle angherie subite dal resto del mondo, Ue in testa, ha spiegato il Presidente. Ma la Giornata della Liberazione libera anche noi dal debito accumulato di solidarietà, di fiducia e di amicizia verso Americhe che non esistono più. Con quest’America qualsiasi rapporto, anche l’alleanza che vogliamo mantenere, si fonda sul do ut des. Lo sospettavamo dal 20 gennaio. Ora è ancora più chiaro.

URSULA VON DER LEYEN

(…)

Oggi vediamo subito come reagiscono i mercati. Possono aver già scontato i dazi. La parola passa poi all’economia reale. Ci saranno ricadute invisibili data l’interdipendenza industriale di molte catene di valore fra Usa e resto del mondo. Il rischio immediato è l’inflazione. Molti dazi entrano in vigore fra oggi e domani. Non ci metteranno molto a trasferirsi sui prezzi dei beni importati. Vedremo quanto incideranno sui panieri di spesa.

donald trump firma l ordine esecutivo sui dazi reciproci

Due contraddizioni strutturali verranno poi al pettine. Se i dazi riducono le importazioni in quanto più care per i consumatori e, in parallelo, aumenta la produzione industriale interna anche per effetto sostitutivo delle importazioni, da dove escono quei 6-700 miliardi di dollari all’anno di introiti fiscali da dazi, che metterebbero a posto le casse dello Stato federale?

E che Trump ha già mentalmente incassato per tagliare ulteriormente le tasse.

La seconda sfida è internazionale. Colpiti dai dazi americani, i partner Usa si preparano a rispondere con contro misure. Con calma, il Regno Unito, graziato da un 10%, con relativa calma la Cina che subisce un 34%, con riluttanza, il Messico e il Giappone (24%), ma tutti inesorabilmente le stanno preparando. Nessuno ha la capacità di infliggere agli Usa un danno pari a quello che ricevono ma tutti insieme avranno un peso non trascurabile sull’andamento dell’economia Usa.

DONALD TRUMP CON HOWARD LUTNICK ANNUNCIA I DAZI RECIPROCI A TUTTO IL MONDO

Uno solo, l’Ue ha una potenza di fuoco e una dimensione di mercato che la rendono capace di trattare ad armi quasi pari con gli Stati Uniti. Ursula von der Leyen ha subito annunciato una risposta forte ma non frettolosa. L’Ue e le capitali europee, compresa Roma, devono darsi il tempo di metabolizzare i dazi annunciati ieri e di mettere a punto le contro misure più efficaci e incisive.

Negoziare? Bisogna sicuramente cercare di aprire un dialogo commerciale con Washington, avendo però presente che la “fortezza” tariffaria America è destinata a rimanere in piedi e che l’obiettivo di ripristinare un pieno rapporto di libero scambio con gli Usa di Donald Trump è illusorio. Non rientra nella sua visione dell’America.

stefano stefanini

I DAZI DI TRUMP – VIGNETTA BY GIANNELLIdonald trump lancia un cappellino maga 2donald trump dopo aver annunciato i dazi reciproci DONALD TRUMP URSULA VON DER LEYEN donald trump lancia un cappellino maga 1

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